La reliquia della testa di San Giovanni Battista è venerata a San Silvestro in Capite almeno dalla fine del XII secolo: la prima data in cui le parole “de Capo” o “de Capite” si trovano aggiunte al nome della chiesa, è probabilmente l’anno 1192 o 1194. Non si sa come la reliquia sia giunta a San Silvestro, né al presente può essere accertata la sua precedente storia o provenienza.
La tradizione sostiene che Giovanni fu giustiziato nella prigione della fortezza di Macheronte, vicino al Mar Morto. Si dice che Erodiade, che aveva spinto sua figlia a chiederne la testa al re Erode Antipa, avesse paura che Giovanni sarebbe resuscitato qualora la sua testa fosse stata sepolta insieme al suo corpo. Perciò, insistette che si nascondesse la testa del Battista nel palazzo di Erode a Gerusalemme, mentre i discepoli ne portavano il corpo a Sebaste in Samaria. Esistono due diversi racconti su come la testa venne trovata a Gerusalemme e come essa fece un lungo viaggio verso Costantinopoli, ma si sa con certezza che nel 873 veniva venerata come il tesoro principale della chiesa del monastero di San Giovanni Battista di Stoudios all'interno delle mura di quella città. Non si sa se la testa fosse intera in quel momento, o se fosse stata spezzata in frammenti diversi.
La reliquia a San Silvestro non è una testa intera, ma la parte superiore di un teschio, che è stato incastonato in un teschio di cera. C'è un'altra reliquia nella Cattedrale di Amiens, nel nord della Francia, che è solo la parte anteriore di un cranio, dalla fronte alla mascella superiore, esclusa la dentatura.
La reliquia ora venerata a San Silvestro come il capo di San Giovanni Battista è stata da secoli e per secoli motivo di molta devozione e preghiera. Si trova nella cappella della “Pietà”, accessibile da una porta immediatamente a sinistra passato l’ingresso nella chiesa dal cortile, o accessibile direttamente dalla Via del Gambero che corre lungo il lato della chiesa.
“La rarità in una chiesa romana di un pezzo del genere sia pure non integralmente giunto fino a noi, costituisce di per sé un fatto assai interessante, e testimonia … del pregio inestimabile attribuito ovviamente alla reliquia ivi racchiusa” (Ilaria Toesca).
Il reliquiario ornamentale si compone di parti risalenti a diversi periodi storici. La parte più antica è la sezione centrale dorata, che poggia su una base argentea ed è coronata da una sezione a spiga dorata, entrambe risalenti al 1888, quando la reliquia era conservata in Vaticano. La base d'argento fu fatta eseguire come dono del Capitolo e Clero della Basilica Vaticana, Roma, l° gennaio 1888, per il Papa Leone XIII in onore del suo giubileo d'oro di sacerdozio (fu infatti ordinato sacerdote nella festa di San Silvestro, il 31 dicembre del 1837) ed è incisa con alcuni versi composti dallo stesso Leone. La parte superiore ha la forma di una guglia gotica che contiene una piccola statua del Battista, e fu realizzata dall'orafo Pietro Quadroli su disegno del pittore Ludovico Seitz, all'epoca a capo della Pinacoteca Vaticana. Ciò sostituì il pezzo superiore originale che fu rubato da San Silvestro durante il sacco di Roma nel 1527, quando le suore, che risiedevano lì, riuscirono fortunatamente a nascondere la parte centrale e più preziosa del reliquiario contenente la reliquia stessa.
La parte esterna di questa sezione centrale più vecchia è costituita da un'edicola in stile gotico a sei lati, commissionata dal cardinale Angelo Acciaiuoli, Arcivescovo di Firenze (il Battista è il patrono della città) al tempo di Papa Bonifacio IX (1389-1404). Potrebbe essere stato commissionato per gli anni giubilari del 1390 o del 1400 per arricchire la solenne processione del 29 agosto, festa della Decapitazione, giorno in cui ogni anno fino al 1411, la reliquia veniva portata in processione. I piedi dell’edicola sono costituiti da un leoncino ad ogni angolo dell'esagono. Sopra ciascun leoncino, su uno sfondo di smalto blu scuro, c'è una statuetta di un santo. I santi sono, alternativamente, San Giorgio che uccide il drago e San Cristoforo che porta il Bambino Gesù. Tra le statuette, la parete esterna di questa sezione esagonale esterna inferiore ha la forma di una piccola balaustra. Appena sopra questa, c’è una sezione esagonale interna, da ogni angolo della quale sale un sottile pilastrino fino all'altezza rimanente di tutta questa sezione centrale. Ciascun lato interno di questo esagono è ornato da una placchetta di smalto traslucido con delle scene della vita del Battista: le prime tre placchette contengono ciascuna due scene (“Gabriele annuncia la nascita di Giovanni a Zaccaria” e “La nascita di Giovanni”; “Il bambino Giovanni va nel deserto“ e ”Giovanni indica Cristo ai suoi discepoli”; “Il battesimo di Cristo” e “Giovanni rampogna Erode”) mentre le ultime tre contengono solo una scena ciascuna (“Decapitazione di Giovanni”, “Banchetto di Erode”, “Erodiade riceve la testa di Giovanni da sua figlia”). La scena della decapitazione occupa naturalmente il posto principale nel centro anteriore ed è raffigurata come già completata, al fine di dare il massimo risalto alla testa distaccata e ai cavalieri che ne attendono la consegna.
Appena sopra questi pannelli si trova la teca che contiene la reliquia stessa. Sopra quest'ultima, i pilastrini sottili sono uniti ai loro vicini da un arco appuntito decorativo con un rosoncino identico su ciascun lato di esso. Il rosoncino contiene uno stemma sormontato da una mitra episcopale e un fiore stilizzato. In ogni secondo pannello ad arco, le rosette contengono lo stemma e i colori del cardinale Acciaiuoli che commissionò l'opera (leone d'argento in campo blu), mentre quelli alternativi contengono quelli della famiglia Tomacelli a cui apparteneva Papa Bonifacio IX (rosso, con una fascia a scacchi di argento e blu) rispettivamente. Sopra gli archi e i rosoncini c'è un'altra piccola balaustra, sopra la quale i pilastrini sottili sono coronati da una statuetta di un santo, che possibilmente sono, alternativamente San Paolo (con una spada) e San Pietro (forse con le chiavi).
All'interno del reliquiario di Acciaiuoli si trova una teca argentea più antica (forse di un secolo) chiusa nella nuova struttura, con sei lati. Mentre il fondo, il coperchio e l'intelaiatura della teca sono d'argento, le sei pareti erano originariamente costituite da lastre di cristallo di rocca di cui rimangono solo tre, che sono di grande purezza e perfezione.
La stessa reliquia è un cranio mancante della mandibola, rimodellato e riempito in gran parte di cera e di stucco. La parte posteriore del cranio è protetta da una semicalotta rigida, proseguita da una specie di “mentoniera” sotto il fondo del cranio. Questa sostituisce la mandibola mancante ed è fissata da due staffe laterali a una calotta rigida decorata con gigli, che copre la parte superiore del cranio. L'anello esterno di questa è adornato con pietre preziose rosse e blu scuro alternate, probabilmente una varietà di rubini e zaffiri. Questa calotta è unita alla semicalotta posteriore da un gancio e ha un anello attaccato ad essa, che ha permesso di estrarre facilmente la reliquia dalla teca. Sopra questa semicalotta poggia una corona vera e propria, aurea, costituita da una serie di 18 placchette snodate, unite da cerniere e decorate anch’esse di gigli. Le placchette e i gigli sono decorati ciascuno da una pietra cabochon, alternatamente rossa o verde, e perle.
Nel 1999, il reliquiario è stato portato all'Istituto Centrale per il Restauro di Roma per lavori di restauro durati circa 13 anni, ed è tornato a San Silvestro nel giugno 2012. È ritornato al suo normale luogo di esposizione nella Cappella della Pietà, ma è riposto ora in uno speciale recinto a temperatura controllata per facilitare la migliore preservazione di questa reliquia di inestimabile valore.
1. Reliquiario
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